Tempo stimato di lettura: 9 minuti

Ho paura di uscire con gli altri, soprattutto di uscire a cena… se la cena poi è a due o se sono con una persona che mi interessa… o se è una persona che mi mette soggezione o con cui non mi trovo bene… non ce la faccio. È più forte di me, non lo so, temo che potrei sporcarmi mentre mangio… o che potrei diventare rossa… paonazza…”

Michela.

 

Fobia sociale: cos’è e come si manifesta.

Il disturbo d’ansia sociale, o fobia sociale, si caratterizza per la paura di essere osservati e giudicati negativamente nei contesti sociali o nelle situazioni in cui si sta svolgendo un’attività in pubblico. La cosa maggiormente temuta è il giudizio negativo degli altri.

Di solito chi soffre di questo disturbo, nelle situazioni di socialità (al di fuori del contesto familiare), teme di poter fare cose imbarazzanti o di dire cose per le quali si potrebbe essere giudicati stupidi, incompetenti, deboli, strani, goffi, ansiosi, impacciati o pazzi.

In genere la paura si amplifica quando queste persone fanno o dicono qualcosa mentre gli altri le stanno guardando, o se pensano di poter attirare l’attenzione per qualsiasi motivo. Esempi in questo senso possono essere il timore di dire o fare qualcosa che scateni pensieri del tipo “adesso sbaglierò e tutti penseranno che sono stupido”, oppure al bar mentre si sta prendendo un caffè “adesso diventerò rosso, inizierò a sudare e tremare, tutti rideranno di me”, “tutti si accorgeranno che sono ansioso”, “adesso criticheranno il modo in cui sono vestita”.

Le situazioni più comunemente temute da chi soffre di fobia sociale sono:

  • scrivere o firmare davanti a qualcuno;
  • usare il telefono in pubblico;
  • andare a una festa;
  • parlare in pubblico;
  • utilizzare mezzi di trasporto pubblici.

Le persone temono, in queste situazioni, di poter avere reazioni fisiologiche imbarazzanti, come ad esempio, vomitare, ruttare, sudare esageratemente, urinarsi addosso, ecc.

Inoltre alcune persone hanno maggior timore nelle situazioni di interazione sociale, nelle quali la paura si riferisce alla possibilità di trovarsi nella condizione di non aver nulla da dire o di dire qualcosa di sbagliato, mentre altre temono maggiormente le situazioni in cui viene chiesto loro di compiere una prestazione (scrivere il verbale di una riunione). Ciò che accomuna le due situazioni è il timore di apparire inadeguati.

La fobia sociale si distingue in fobia sociale specifica, quando i timori sono presenti solo in alcune situazioni sociali, e fobia sociale generalizzata quando sono presenti nella maggior parte delle circostanze. In ogni caso, le persone che soffrono di fobia sociale, affrontano le situazioni con ansia e disagio estremi che li portano spesso a evitare in tutti i modi le situazioni sociali temute al fine di non provare queste sensazioni. L’idea di fondo è che evitare le situazioni sociali protegga dal provare un’ansia così intensa da diventare ingestibile. Ci sono poi situazioni in cui le persone sono talmente stanche di lottare contro le proprie sensazioni di inadeguatezza da attuare evitamenti così massicci che portano all’isolamento sociale.

Tra i sintomi provati nel disturbo d’ansia sociale abbiamo l’ansia anticipatoria. La funzione anticipatoria dell’ansia, evoluzionisticamente determinata, ha la funzione di “avvisare”, in termini di ipotesi previsionale, che un nostro intento potrebbe essere compromesso. Infatti prima di affrontare un evento temuto, come ad esempio un colloquio di lavoro, la persona può provare ansia perché anticipatamente immagina il verificarsi di quell’evento con scenari del tipo: “Sarò impacciato, farò una brutta figura, sembrerò stupido, non mi prenderanno mai”. Questo tipo di scenario può presentarsi nella mente della persona anche molti giorni prima di dover affrontare la situazione temuta, andando ad aumentare così il livello di ansia. In tal senso l’ansia può assumere un intensità tale da ostacolare realmente la persona nella prestazione che si accinge a svolgere. Potrebbe accadere così che durante lo svolgimento del colloquio di lavoro, la persona senta di avere la bocca asciutta e la mente offuscata, con il risultato di apparire poco chiara nell’esporre i concetti.

Quindi il livello di ansia elevato, che le persone affette da fobia sociale sperimentano, porta realmente ad avere prestazioni scadenti. In questo senso l’avverarsi di ciò che più si teme, causa ulteriore senso di umiliazione, imbarazzo e vergogna dando origine a un circolo vizioso che autoalimenta il disturbo, mantenendo nel tempo l’ansia anticipatoria e la paura del giudizio negativo.

 

I comportamenti protettivi

Di solito ai comportamenti di evitamento si associano comportamenti protettivi, cioè atteggiamenti volti a mettere in campo “misure di sicurezza” al fine di evitare il possibile giudizio negativo da parte degli altri e il conseguente instaurarsi di uno stato d’ansia. Ad esempio se una persona deve parlare in pubblico e si vergogna perché se togliesse la giacca gli altri noteranno che è sudato, terrà addosso la giacca e questo comportamento protettivo non farà che aumentare la sudorazione e di conseguenza il livello di imbarazzo, andando a creare un circolo vizioso che aumenterà lo stato d’ansia.

Le emozioni che creano maggiori problemi nella fobia sociale sono: paura, ansia, vergogna, imbarazzo e umiliazione. Quando un individuo si trova in uno stato emotivo e mentale di questo tipo è molto più probabile che sviluppi immagini mentali di disapprovazione, rifiuto, derisione, pena da parte degli altri, e che ciò porti a sviluppare un vero e proprio terrore ad affrontare determinate situazioni. La paura di ricevere giudizi negativi può essere così accentuata da accompagnarsi a evidenti sintomi d’ansia, come ad esempio: tremori, palpitazioni, sudorazione, nausea, diarrea, vomito, tensione muscolare e confusione. Nei casi più gravi si possono sperimentare veri e propri attacchi di panico. All’ansia si accompagnano molto spesso le reazioni tipiche della vergogna: rossore in viso, postura dimessa, desiderio di sparire o sprofondare.

Il Manuale Diagnostico Statistico dei disturbi Mentali, DSM 5, definisce la fobia sociale attraverso questa classificazione di sintomi:

  • l’individuo teme di mostrare i sintomi di ansia e che verranno valutati negativamente (umiliazione, imbarazzo);
  • marcata paura o ansia rispetto a una o più situazioni sociali in cui l’individuo  esposto al possibile giudizio degli altri;
  • le situazioni sociali vengono evitate o sopportate con intensa paura o ansia;
  • le situazioni sociali provocano quasi sempre paura o ansia;
  • la paura, l’ansia o l’evitamento causano disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti del funzionamento;
  • la paura o ansia è sproporzionata alla minaccia reale rappresentata dalla situazione sociale e al contesto socio-culturale.

La fobia sociale è un disturbo piuttosto comune, gli studi scientifici indicano che il 2,3%della popolazione europea soffre di questo disturbo. In realtà è molto probabile che il disturbo sia ancora più diffuso, questo perché chi soffre di fobia sociale difficilmente richiede aiuto agli specialisti in quanto se ne vergogna o sottovaluta il problema.

Il disturbo insorge solitamente durante l’adolescenza, più frequentemente in persone che da piccole sono state timide e inibite, e tende a cronicizzare, ovvero a mantenersi nel tempo con variazioni di gravità che dipendono dalle situazioni di vita che la persona sta affrontando.

Fobia sociale: come capire se si soffre di questo disturbo

Innanzitutto è importante fare una precisazione che porti a comprendere che determinate situazioni emotive non sono sempre problematiche. La vergogna, l’imbarazzo, l’umiliazione, la paura del giudizio e l’ansia anticipatoria sono emozioni che tutte le persone possono provare in determinate situazioni di vita. Le persone possono essere semplicemente timide, quindi sentirsi un po’ a disagio, ma questo disagio non causa nessun tipo di limitazione e  non si trasforma in un disturbo d’ansia.

 

Come si distingue la fobia sociale da una condizione di semplice imbarazzo o da una normale reazione emotiva?

Le persone che soffrono di fobia sociale provano stati emotivi estremamente intensi e invalidanti che ostacolano il normale svolgimento delle attività della vita quotidiana.

Le persone timide, a differenza di quelle che soffrono di fobia sociale, si preoccupano poco prima di imbattersi nella situazione ansiogena, generalmente durante la situazione tendono a diventare sempre meno timide e ansiose, al punto che, le volte successive, se ne preoccupano sempre meno. L’ansia in queste persone sparisce velocemente, non opprime, non porta a sviluppare comportamenti protettivi o evitamenti.

Chi soffre di fobia sociale invece, si preoccupa molto tempo prima di imbattersi nella situazione ansiogena che dovrà affrontare, durante la situazione l’ansia aumenta in modo esponenziale, e il timore di doverla riaffrontare è elevato a tal punto da costringere la persona a mettere in atto comportamenti protettivi e/o di evitamento. Quindi possiamo parlare di fobia sociale solo quando nelle situazioni sociali l’ansia è talmente intensa da mettere la persona in condizione di costante e crescente disagio e quando vengono messi in atto comportamenti di evitamento e/o comportamenti protettivi.

Il disturbo incide in modo significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre in quanto limita significativamente le abitudini di vita della persona, andando a compromettere in modo più o meno marcato il suo funzionamento sociale, la sua autonomia, il funzionamento scolastico o lavorativo.

Questa condizione influisce sul tono dell’umore causando un forte senso di frustrazione che nel tempo può dare luogo a sentimenti di intensa tristezza e di perdita di speranza.

 

Fobia sociale o no?

Per ottenere una corretta diagnosi di fobia sociale bisogna rivolgersi a uno specialista del settore (psicoterapeuta o psichiatra). La fobia sociale va differenziata dal disturbo da attacchi di panico, quest’ultimo infatti tende a manifestarsi anche in situazioni diverse da quelle sociali. Inoltre chi soffre di disturbo da attacchi di panico avverte la presenza di persone significative come rassicurante e cerca di evitare di stare da solo. Chi soffre di fobia sociale in genere preferisce la solitudine perché lo stare con gli altri provoca disagio.

La fobia sociale va differenziata anche dal disturbo d’ansia generalizzato, dove la sensazione di sentirsi imbarazzati o umiliati non rappresenta la preoccupazione centrale dell’individuo che  ne soffre, come invece accade nella fobia sociale. Inoltre chi soffre di ansia generalizzata si preoccupa continuamente delle sue prestazioni, anche quando non viene giudicato, mentre nella fobia sociale il maggior motivo di ansia è proprio il giudizio degli altri.

 

Fobia sociale: cause

Secondo studi recenti non esiste una causa unica della fobia sociale: all’insorgere del disturbo concorrono un insieme di fattori, che possono essere di tipo genetico, psicologico ed ambientale.

Rispetto ai fattori genetici risulta una tendenza  a rispondere in maniera ansiosa agli eventi, con una spiccata reattività e una maggior sensibilità del sistema nervoso. Nel caso della fobia sociale si è evidenziata una predisposizione familiare allo sviluppo del disturbo: rispetto al resto della popolazione, la probabilità di sviluppare la fobia sociale è maggiore nei familiari di chi ne soffre.

Per quanto riguarda i fattori psicologici è emerso che alcune caratteristiche di personalità incidono, influenzando i fattori genetici e ambientali, sulla genesi del disturbo. Per caratteristiche di personalità si intendono i modi di pensare, di reagire agli eventi e di entrare in relazione con gli altri. Tipicamente le persone portate a sviluppare un disturbo d’ansia sociale sono solitamente più sensibili alle critiche, al giudizio e al rifiuto da parte degli altri, hanno la tendenza a manifestare forti reazioni emotive, si preoccupano facilmente, si sentono più deboli delle altre persone, desiderano fare una buona impressione agli altri, faticano ad essere assertivi, hanno una bassa opinione di sé e si sentono inferiori.

A questi fattori si aggiungono quelli ambientali, ovvero le esperienze di vita nelle quali la persona può essersi sentita umiliata o derisa, situazioni in cui i cambiamenti di vita hanno portato notevoli livelli di stress (incarichi di lavoro che richiedono di parlare in pubblico, perdita di un partner). Incide anche l’educazione familiare ricevuta in quanto contribuisce alla percezione che l’individuo ha di sé, all’autostima, influisce sulle relazioni interpersonali rafforzando le paure sociali.

 

Fobia sociale: quali conseguenze?

La fobia sociale ha un forte impatto sulla qualità della vita delle persone che ne soffrono causando una significativa compromissione delle attività lavorative, scolastiche, sociali e affettive.

A livello scolastico, di solito, si manifesta con la presenza di forte ansia da prestazione, mentre a livello lavorativo si presenta un maggior timore a parlare in pubblico e/o la tendenza a evitare impegni in cui la persona potrebbe sentirsi valutata in modo negativo. Nei casi più gravi si può manifestare un rifiuto ad andare a scuola, fino all’abbandono scolastico, o nei professionisti uno stato di disoccupazione dovuto all’incapacità di affrontare i colloqui di lavoro.

Dal punto di vista sociale e affettivo, le persone che soffrono di fobia sociale, hanno meno probabilità di avere relazioni amicali o amorose rispetto alla popolazione generale. Nei casi più gravi si arriva al totale isolamento.

Tutte queste difficoltà possono portare allo sviluppo di sentimenti di tristezza, insoddisfazione, frustrazione per sé e per la propria vita e/o allo sviluppo di un disturbo depressivo, o portare ad abusare di sostanze stupefacenti per lenire la sofferenza. È chiaro che questi fattori complicano ulteriormente il quadro sopra descritto.

 

Fobia sociale: quale trattamento?

Le ricerche effettuate sull’efficacia della psicoterapia nel trattamento della fobia sociale hanno dimostrato che le terapie più efficaci per la cura di questo disturbo sono la psicoterapia cognitivo comportamentale e i gruppi di Social Skill Training. A queste può essere associato un supporto farmacologico a base di benzodiazepine e di antidepressivi di nuova generazione. Il senso del supporto farmacologico è fornire all’individuo un aiuto per affrontare in modo più efficace l’intervento psicoterapeutico.

Il solo trattamento farmacologico non si è dimostrato efficace in quanto dopo l’interruzione della terapia la sintomatologia tende a ripresentarsi. Se è vero che il farmaco elimina il sintomo, è altrettanto vero che non elimina le cause che stanno alla base della manifestazione sintomatologica (sarebbe come curare la polmonite utilizzando solo ed esclusivamente antipiretici).

Si consiglia di utilizzare il farmaco nelle fasi iniziali trattamento, e di solito per un breve periodo di tempo, perché abbassando i livelli d’ansia si creano le condizione per una psicoterapia più efficace: La persona, assumendo i farmaci riduce lo stato d’ansia e presenta una maggior lucidità che gli permette di apprendere e seguire in modo più attivo la psicoterapia.

Di solito le persone si mostrano timorose nell’assumere farmaci per paura di sviluppare una dipendenza, questo pregiudizio può ostacolare l’efficacia del trattamento. È vero che alcuni farmaci, come le benzodiazepine, se assunte per lungo periodo possono creare dipendenza, ma è vero che se queste sostanze vengono assunte sotto controllo medico competente (psichiatra) si evita il rischio di tale condizione.

Il social skill training è un trattamento di gruppo che ha lo scopo di sviluppare o incrementare le competenze sociali e l’acquisizione di modalità personali che permettano di affrontare le situazioni sociali temute. Il gruppo rappresenta un ambiente protetto nel quale la persona possa iniziare a modificare la rappresentazione che ha di sé, sperimentando rapporti sociali con il resto del gruppo e utilizzando i rimandi che gli vengono dati circa il proprio comportamento.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale si articola secondo le seguenti modalità:

  • costruzione di un contratto terapeutico nel quale vengono individuati gli obiettivi condivisi tra paziente e terapeuta;
  • ricostruzione della storia del disturbo: si parte dal primo episodio in cui si è manifestato fino alla dettagliata descrizione del modo attuale di manifestarsi;
  • costruzione dello schema di funzionamento del disturbo attraverso l’analisi degli ultimi episodi nei quali la persona ha provato ansia sociale;
  • interventi psicoeducativi sull’ansia e sul ruolo della vergogna nel mantenimento del disturbo;
  • individuazione dei pensieri disfunzionali che mantengono in essere il disturbo e messa in discussione di tali interpretazioni attraverso tecniche specifiche;
  • esposizione graduale ai pensieri e agli stimoli temuti attraverso l’esposizione immaginativa, enterocettiva e in vivo.

 

Come prendere il primo appuntamento con la Dott.ssa Chiari

Per quanti fossero interessati a fissare un appuntamento con la dott.ssa Simona Chiari per i disturbi legati all’ansia è possibile prenotare un colloquio. Visita la pagina dei contatti per maggiori informazioni

 

Il primo colloquio è gratuito se effettuato al mattino

Lascia un voto!
Share This