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Come sopravvivere al suicidio di un figlio: la storia di Maria e la terapia EMDR

La storia che ti racconto è immaginaria ma basata su esperienze reali di lutto e di come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) possa aiutare una madre ad affrontare una perdita così devastante.

Maria e Giulia: una madre e una figlia unite da un legame speciale

Maria era una donna di 58 anni, madre amorevole e devota, e aveva sempre avuto un rapporto profondo con sua figlia Giulia, di 30 anni. Giulia era brillante, sensibile e creativa, ma portava dentro di sé un dolore invisibile. Nonostante avesse ottenuto successi professionali, soffriva di depressione da anni, una lotta che raramente condivideva del tutto con gli altri.

Un giorno, improvvisamente e senza segnali evidenti, Giulia si tolse la vita. Maria trovò una lettera in cui sua figlia esprimeva il suo amore per la madre, ma anche la sua incapacità di continuare a lottare. Il mondo di Maria si sgretolò in un istante. Nulla aveva più senso, le sue giornate, tristi e vuote, venivano trascorse nella totale paralisi, in un vortice di dolore devastante, nonostante la presenza di un altro figlio e dei nipotini, figli di lui.

Il crollo e la ricerca di aiuto

Maria si ritrovò intrappolata in un vortice di dolore, senso di colpa e domande senza risposta. Si chiedeva continuamente:

“Perché non mi sono accorta? Avrei potuto fare qualcosa?”

La notte dormiva poco, tormentata dai ricordi, e spesso riviveva il momento in cui aveva scoperto la lettera.

Su insistenza dei famigliari, Maria decise di iniziare un percorso di psicoterapia EMDR, una tecnica utilizzata per rielaborare traumi profondi.

Il percorso con l’EMDR

L’EMDR aiuta il cervello a “processare” i ricordi traumatici, rendendoli meno dolorosi e invadenti. Durante le sedute, Maria fu invitata a concentrarsi su un ricordo specifico che le causava sofferenza, come il momento in cui aveva trovato la lettera, mentre seguiva i movimenti delle dita della terapeuta

Nel corso delle sedute, Maria cominciò a riconoscere che la perdita di Giulia non era il risultato di qualcosa che lei aveva fatto o non fatto. La depressione di Giulia era una malattia, e Maria iniziò a vedere il proprio dolore attraverso una lente più compassionevole.

L’EMDR la aiutò anche a rielaborare i momenti felici trascorsi con Giulia, che prima venivano oscurati dalla colpa e dal rimpianto. Attraverso questo processo, Maria riuscì a integrare il ricordo di sua figlia in una narrazione più completa: non solo la tragica fine, ma anche la bellezza della loro relazione.

Rinascita e significato

Dopo mesi di terapia, Maria sentì il peso del lutto trasformarsi. Il dolore non scomparve mai del tutto, ma divenne più sopportabile. Maria trovò un nuovo scopo nella vita: iniziò a partecipare a gruppi di supporto per genitori che avevano perso figli e si impegnò in attività di sensibilizzazione sulla salute mentale.

Nel suo cuore, Maria conservava il ricordo di Giulia come un faro: non come un simbolo di perdita, ma come una fonte di amore e ispirazione. Grazie al percorso con l’EMDR, Maria imparò che anche nel dolore più profondo è possibile trovare un cammino verso la guarigione.

Se anche tu hai vissuto un trauma profondo e sei caduto nel vortice della depressione, non aspettare, contattami subito e ricomincia a vivere!

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