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Due parole sulla rabbia

La rabbia molto spesso è associata ad un deterioramento delle relazioni personali, principalmente di quei rapporti che sono reputati importanti e significativi; può inoltre interferire in modo negativo anche nei legami con i colleghi di lavoro, ostacolando il raggiungimento degli obiettivi e del successo.

La rabbia riduce le energie e distoglie l’attenzione dalle proprie azioni, spingendo la persona a rimuginare su ciò che è successo o su ciò che sta succedendo, riportando continuamente la situazione alla memoria. È di fatto noto che la rabbia agisce riducendo la funzionalità del soggetto, annebbiando le capacità di ragionamento e intaccando negativamente le prestazioni. La rabbia è spesso associata ad altri vissuti emotivi come il senso di colpa, la depressione, l’imbarazzo, la sensazione di perdere il controllo, l’insicurezza nei rapporti con gli altri; l’insieme di questi sentimenti può causare un maggiore distacco dalle altre persone.
La rabbia porta spesso con sé anche una componente di aggressività, che nei casi peggiori si traduce in danni alle proprietà o violenza. Per questo motivo molti soggetti richiedono un aiuto.

Trent’anni di ricerche evidenziano il legame tra rabbia cronica e insorgenza di cardiopatie dovute alle continue tensioni muscolari e all’aumento della frequenza cardiaca, respiratoria e metabolica. Questo tipo di attivazione fisica è biologica ed avviene in situazioni di forte paura, dove il corpo prepara l’organismo all’attacco o alla fuga; è chiaro che se è eccessiva e frequente in situazioni di normale frustrazione sia controproducente. Le continue stimolazioni portano danni al sistema cardiovascolare, nello specifico danneggiando i rivestimenti lisci delle arterie favorendo fori e tagli a cui si attaccano sostanze come il glucosio, che con il tempo possono portare ad ostruzioni.

Gestione della rabbia: Falsi Miti

1. L’espressione attiva della rabbia riduce la sua manifestazione.

Questa credenza sulla rabbia deriva dalle teorizzazioni di Sigmund Freud: secondo gli psicoanalisti la rabbia non reagita con il tempo si accumula e crea un ammasso di energia negativa che tenderà ad esplodere sotto forma di somatizzazioni o di disturbi psico-emotivi. Diventa perciò fondamentale far emergere la rabbia, ottenendo un effetto catartico che evita l’accumulo di energia nociva.
Le ricerche moderne criticano tale visione per due motivi:

  • si è visto che l’espressione della rabbia non riduce i rischi per la salute, ma è anzi correlata a maggiore probabilità di incorrere in cardiopatie e danneggiamenti arteriosi;
  • il liberarsi della collera non rende le persone meno ostili, anzi è stato dimostrato che espressioni di rabbia verbali o fisiche non fanno altro che portare ancora più violenza. É un processo di rafforzamento dovuto al senso di liberazione generato dalla catarsi, che spinge il soggetto a ricercare nuovamente la sensazione di benessere.
2. Prendersi del tempo quando ci si arrabbia.

La credenza generale è che l’evitare situazioni potenzialmente irritanti o allontanarsene quando percepite possa ridurre sentimenti di rabbia, in realtà alla lunga diventa controproducente. Il prendersi un attimo per respirare e riflettere può essere funzionale per tranquillizzarsi e per evitare di ferire l’altro, controllando meglio eventuali scatti d’ira e imparando ad avere un maggior controllo emotivo, fuggire invece da qualcuno per evitare il conflitto non fa svanire le difficoltà ma le rimanda e le inasprisce, causando talvolta ulteriori problemi di natura comunicativa più in generale.
Viene detto questo perché:

  • scappare lascia irrisolti i problemi e spesso li complica
  • se non si entra in contatto con i propri sentimenti come si crede di poterli gestire meglio?
3. Con la rabbia si ottiene ciò che si vuole.

La percezione comune nelle persone è quella di riuscire grazie alla rabbia a superare avversità e raggiungere obiettivi più facilmente e velocemente, in realtà spesso questi atteggiamenti portano solo a rallentamenti e blocchi.
Inoltre, si ha la presunzione di credere che le persone si pieghino alla tua ira e ai tuoi desideri quando in realtà sono mosse dal voler evitare ulteriori sfuriate e pressioni. L’imporre le cose agli altri con la rabbia non fa altro che farsi disprezzare e allontanare.

4. Per gestire la rabbia è importante rivivere il passato.

Diversi professionisti della salute mentale condividono l’idea secondo il quale ci sia la necessità da parte del soggetto di rivivere le situazioni traumatiche infantili che possono aver generato, favorito o contribuito l’insorgenza dei sentimenti iracondi.
Molti altri specialisti invece ritengono che rievocare il passato porti solamente a capire cosa abbia scatenato tempo prima la rabbia senza però agire e modificare il comportamento attuale. Affermano inoltre che per ridurre efficacemente il problema attuale della rabbia bisogna riuscire a ricontestualizzare le esperienze traumatiche in modo da modificare le convinzioni disfunzionali sottostanti.

5. Le situazioni esterne sono le catalizzatrici della rabbia.

É frequente la tendenza nelle persone a de-responsabilizzarsi per i loro scoppi di rabbia incolpando l’ambiente e chi gli sta attorno. Questo allora indirettamente implica che tutte le persone che entrano a contatto con una certa situazione si arrabbiano? Ovviamente no, persone diverse reagiscono diversamente se poste nella stessa situazione e anche una stessa persona ha reazioni differenti se posta più volte davanti alle stesse condizioni. Per esempio, un treno in ritardo di un ora non farà arrabbiare tutti i pazienti allo stesso modo e non tutti necessariamente si arrabbieranno.
Quest’impressione di un mondo istigatore è legata a convinzione erronee che si presentano quando si verifica un determinato evento.
Ognuno dovrebbe essere in grado di prendersi la responsabilità della propria rabbia.

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