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Immaginare una vita diversa, dove si è protagonisti delle più strabilianti avventure, o anche solo di piccole soddisfazioni personali – come un pubblico riconoscimento sul lavoro, o la dichiarazione di un amore. A chi non è capitato di sognare?

Ci sono, però, persone dotate di una capacità immaginifica straordinariamente attiva, che a volte li spinge a “incantarsi”, diventare assenti (in famiglia, o sul lavoro), mentre la loro mente vive articolatissime vite parallele. E’ il fenomeno del wandering, l’essere vanganti, trasognati: un atteggiamento nel passato oggetto se non di denigrazione, per lo meno di derisione. Ma oggi rivalutato.

Fuga dalla realtà

Il sognatore spesso si perde nell’immaginare situazioni talmente coinvolgenti da perdere il senso dello scorrere del tempo, o dell’azione che sta compiendo. All’atto pratico, ciò può comportare distrazione, confusione e soprattutto il perpetrarsi della base intima del fenomeno del wandering, ciò il voler evitare sempre di più lo “scontro” con la realtà.

Il sognatore, infatti, vive vite parallele perfette e appaganti nella sua mente in maniera esponenziale a quanto teme la sofferenza, l’umiliazione nella realtà. Se nella vita vera prende le cose “alla lontana”, nella sua immaginazione spesso invece è il protagonista assoluto di grandi “scene madri”, che nella quotidianità non ha il coraggio di mettere in atto. Dunque il sognatore è una sorta di illuso, o emarginato?

Attuare i propri desideri

Se il sogno resta tale e non lascia nulla al soggetto, certo c’è il rischio che il wandering diventi un alibi paralizzante: non si compirà mai nulla nella realtà, consapevoli della possibilità di chiudersi nel mondo perfetto della propria fantasia, pronto ad accoglierci in qualsiasi momento.

Cambiare atteggiamento, però, si può. E non significa smettere di sognare, ma incanalare l’energia dei propri sogni in piccole grandi azioni nella realtà. Senza lasciarsi spaventare dalla discrepanza tra il sogno e la vita vera, ma unendo il dato di realtà all’”ottimismo” dato dai propri sogni.

Due esempi possono venire proprio da quella fabbrica dei sogni per definizione che è il cinema, grazie a due film che hanno fatto dei sognatori i loro protagonisti: ovvero Il magico mondo di Amelie (Jean-Pierre Junet, 2001) e I sogni segreti di Walter Mitty (Ben Stiller, 2013). In entrambi i casi i protagonisti conoscono bene la realtà e la loro reale condizione – cameriera orfana di madre con un padre assente, e impiegato deriso e solo. Tuttavia, per affrontare la situazione decidono di guardarla con occhi diversi, arricchendola di calore e bellezza con la propria fantasia. Un allenamento interiore che si rivelerà utile al momento di agire: quando, infatti, per entrambi i protagonisti giungerà il momento di prendere delle decisioni e agire concretamente nella loro vita, i sogni così cullati fino a quel momento saranno utili per trovare le risorse interiori e superare la timidezza e gli ostacoli della quotidianità, diventando così davvero gli eroi della propria storia.

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