In questo mondo spesso molto appariscente e sopra le righe accade che sempre più persone si convincano che la timidezza sia una sorta di zavorra, per non dire quasi un handicap: un limite invalicabile che li esclude dagli altri, minando fortemente la propria fiducia in se stessi.
Eppure la timidezza è una delle infinite variabili del carattere umano e non ha nulla che non va. Il problema, semmai, nasce quando una persona timida spinge al parossismo questa peculiarità, limitando le proprie esperienze di vita convinta di non poterle affrontare a causa della propria timidezza: un’idea che spesso prende forma prima ancora di aver tentato. Ed è qui che la timidezza si trasforma in totale sfiducia in sé.
Reagire a questa sorta di paralisi si può. Ecco tre semplici consigli su cui riflettere per poi provare. Armati di pazienza e sorriso.
Timidi è ok
Prima di tutto, bisogna imparare ad accettare il nostro carattere, vedendolo per quello che è. Essere timidi va bene: essere ossessionati dallo sguardo e dal giudizio altrui, conformandoci totalmente o sperando di sparire, no. Distinguere le due cose è necessario come punto di partenza: il primo permette di conoscersi meglio e di volersi bene per ciò che si è, il secondo di mettere in atto delle azioni che cambino ciò che ci provoca disagio.
Tutti abbiamo delle peculiarità: valorizziamole
Tutti noi, nessuno escluso, abbiamo delle peculiarità, spesso legate alla nostra personalità, ai nostri gusti, ai nostri interessi. C’è chi ama cucinare, chi è appassionato di musica; c’è chi fa volontariato, chi cura gli animali, chi va spesso in bicicletta, chi è esperto di serie tv. E l’elenco potrebbe continuare all’infinito.
Il punto è che tutti noi abbiamo degli argomenti e degli interessi: elementi che possiamo usare per presentarci agli altri, per fare conversazione, per conoscere nuove persone in gruppi che hanno le nostre stesse passioni. E anche oltre.
Mettiamoci in gioco: anche con un sorriso
Spesso chi è timido sente consigli di ogni tipo per superare il problema e magari pensa che siano giusti. Ma poi non li mette mai in pratica. Perché? Perché è intimamente convinto che non servirà e che non potrebbe tollerare un fallimento. Mettersi in gioco, però, è ciò che fa davvero la differenza. Con calma.
Il mondo di oggi ci dice che si può fare tutto in pochissimo tempo, ma la realtà è un’altra. Ovvero, che chi vuole accettare delle sfide deve darsi il tempo di provare e di rifare, se necessario. Proprio come chi impara una nuova lingua.
Darsi quindi delle piccole sfide quotidiane è apprezzabile. Se sul proprio percorso si incontrano poi degli ostacoli, o delle sconfitte, bisogna ricordare che si può sempre ricominciare e che dagli
errori si impara. Nulla è definitivo e mettersi in gioco con realismo e con un sorriso è certamente un sistema semplice e naturale per abbattere la sfiducia in se stessi. Ricordando, poi, che nessuno è perfetto e che gli altri non aspettano ossessivamente la nostra caduta per deriderci, ma magari il nostro sorriso per conoscerci.
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.