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Per infertilità si intende l’incapacità di portare avanti una gravidanza in una donna in grado di concepire. Per sterilità si intende l’incapacità biologica di un uomo o di una donna di contribuire al concepimento, a causa di una precisa patologia irreversibile.

L’infertilità viene considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità una patologia, facendo riferimento con tale termine all’assenza di concepimento dopo 12/24 mesi di rapporti mirati non protetti. È possibile delineare due tipologie di infertilità: l’infertilità primaria che fa riferimento a coppie dove, dopo circa due anni di rapporti regolari non protetti, non si è verificato il concepimento, e l’infertilità secondaria dove la coppia ha già dei figli e non riesce a concepirne altri.

L’infertilità femminile può essere legata all’età della donna e/o a disordini endocrini, malattie epatiche e renali, cause psicologiche, cause tubariche e peritoneali, cause ovariche, uterine, cervicali e vaginali.

L’infertilità maschile può essere riconducibile a cause pretesticolari (problemi endocrini, tiroiditi, cause psicologiche, abuso di sostanze, fonti di calore che elevino la temperatura testicolare in modo costante e continuativo, ecc.), testicolari (varicocele, neoplasie, traumi, ecc.) o posttesticolari (infezioni, prostatiti, eiaculazione retrograda, ecc.).

Le cause di infertilità

La letteratura medica inoltre sottolinea il ruolo significativo che giocano i fattori sociali come lo stile di vita, la ricerca del primo figlio in età tardiva, le condizioni lavorative e l’inquinamento. Tra i fattori comuni di infertilità è possibile riscontrare anche problemi di peso (obesità ed eccessiva magrezza), infezioni, abuso di droghe e alcool, l’uso di steroidi anabolizzanti e il fumo.

Le infezioni dell’apparato genitale costituiscono un grave problema per la riproduzione. Responsabili sono le infezioni causate da malattie a trasmissione sessuale come la sifilide, la gonorrea, e la clamydia che rappresentano un problema sia nelle donne che negli uomini.

Gli studiosi sono lontani dal consenso nel determinare il contributo che i fattori psicologici possono apportare all’infertilità per ciò che riguarda le cause di insorgenza, le conseguenze e l’eventuale risoluzione. Alcuni autori suggeriscono l’ipotesi secondo cui disturbi emozionali cronici e problemi psicosociali giocano un ruolo fondamentale nel determinare l’infertilità in almeno la metà dei casi. Altri ipotizzano che sia la stessa esperienza dell’infertilità, associata alle lunghe indagini diagnostiche e all’intrusività dei trattamenti a provocare un forte disagio psicosociale e sessuale e a contribuire al mantenimento, se non al peggioramento, dell’infertilità.

La componente psicologica quindi può incidere sull’infertilità con meccanismi diversi, attraverso il sistema neurovegetativo e neuroendocrino creando disfunzioni acute e croniche, e a volte vere e proprie alterazioni d’organo. Un ruolo non trascurabile giocano, poi, le disfunzioni psicosessuali come l’impotenza e il vaginismo.

In conclusione. possiamo considerare l’infertilità come uno stressor cronico incontrollabile che può determinare effetti negativi su entrambi i partners della coppia, investendo la loro vita emotiva, sociale e di relazione. Di fronte a una diagnosi di infertilità gli uomini e le donne mettono in atto strategie di fronteggiamento cognitive e comportamentali differenti. L’adattamento della coppia alla diagnosi dipende dall’utilizzo flessibile di queste strategie qualora risultino disfunzionali. L’acquisizione di conoscenze sull’infertilità e sulle tecniche di riproduzione diminuisce lo stress e aumenta le strategie di fronteggiamento. Il sostegno psicologico porta a una diminuzione dell’ansia e dei sintomi depressivi, e sembra che la psicoterapia che accompagna l’inseminazione in vitro abbia effetti positivi su quest’ultima (de Liz e Strauss 2005).

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