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Che cosa è

Durante il periodo del post parto le neomamma possono manifestare diversi tipi di disturbo psicologico:

  • disturbo da stress post traumatico
  • disturbo della relazione madre-bambino
  • disturbi d’ansia, tra cui il disturbo ossessivo compulsivo e il disturbo di panico
  • stati confusionali a insorgenza precoce
  • psicosi puerperale
  • disturbi dell’umore, tra cui il beby blues e la depressione post partum

Circa l’8-12% delle neomamme sono colpite da depressione post partum (DPP), anche detta depressione puerperale, e solitamente si presenta tra la sesta e la dodicesima settimana dalla nascita del bambino e può durare per un periodo di tempo rilevante che può andare tra i 3 e i 9 mesi.
Le donne che vivono questa condizione non si sentono all’altezza rispetto al nuovo ruolo di mamma, piangono facilmente, sono irritabili e si sentono generalmente tristi senza motivo; tutto questo lo vivono ossessionate da un senso di colpa misto alla vergogna per i propri sentimenti.

Genitori si diventa con l’esperienza, non si nasce, e il senso comune invece da per scontato che nella nuova veste di mamma le donne debbano essere costantemente felici; per questo motivo le neomamme sono investite dalla paura si non essere adeguate al nuovo ruolo, a causa delle aspettative poco realistiche generali, e questo può portare le donne a non chiedere aiuto facilmente in caso di difficoltà senza calcolare il fatto che ci vuole una fare di tempo iniziale per adattarsi alla maternità.

La depressione post partum è un problema di salute pubblica, che coinvolge non sono la donna che ne soffre e i suoi familiari, ma la cui sofferenza incide anche sul contesto personale, sociale e lavorativo della stessa compromettendolo in maniera diretta e indiretta. È un disturbo che incide sulle abilità delle donne di creare una relazione con il suo bambino di attaccamento emotivo e comportamentale. Il 67% delle donne che soffre di DPP infatti riferisce di avere difficoltà di attaccamento e interazione con il proprio figlio, un tipo di relazione che risulta significativo nell’interscambio efficace tra madre e bambino in modo da evitare che queste difficoltà incidano pesantemente sullo sviluppo sociale, emotivo e cognitivo del bambino.
Sulla base dei dati ISTAT del 2008 si stima che su un quadro di 576.659 nascite all’anno almeno l’8% delle donne (46.000) può soffrire di questo disturbo.

Differenziazione tra disturbi post parto

La psicosi puerperale, anche detta psicosi post partum, va distinta dalla DPP essendo un disturbo molto più raro e grave nella sua sintomatologia; le donne manifestano profondi stati di agitazione e confusione, con gravi alterazioni del comportamento e dell’umore e accompagnati spesso da deliri e allucinazioni.

Anche il disturbo denominato baby blues, ovvero la “malinconia infantile”, è una condizione che va distinta dal DPP perché è caratterizzata da una condizione non definita di irritabilità, inquietudine, tristezza e malinconia che si manifesta con un picco maggiore dopo 3-4 giorni dal parto e che tende a svanire velocemente, entro i primi 10-15 giorni dal parto. È una condizione generalmente dovuta al drastico cambiamento degli ormoni estrogeno e progesterone successivo al parto e alla spossatezza mentale e fisica successiva al travaglio e al parto, che si può verificare in almeno il 70% delle madri. Invece, la depressione post partum ha dei sintomi più intensi e che durano per un periodo di tempo maggiore.

Per quanto riguarda il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) colpisce circa il 3-5% delle neomamme, è caratterizzato da immagini mentali e pensieri persistenti, ripetitivi e intrusivi relativi a gesti nocivi che potrebbero perpetrarsi ai danni del bambino, come ferirlo o ucciderlo. Questi pensieri egodistonici sono percepiti dalle madri come terribili e terrificanti in quanto le neomamme hanno paura di poter mettere in atto veramente questi comportamenti e così mettono in atto delle strategie fatte per evitare che i loro pensieri disfunzionali possano avverarsi. Le strategie di evitamento messe in atto possono essere per esempio non avvicinarsi a finestre e balconi, non usare strumenti affilati (come i coltelli o altri utensili da cucina), negare a chiunque l’utilizzo delle scale e la possibilità di fagli il bagno tenendo il bambino in braccio, inoltre non si fidano nemmeno di se stesse temendo di poter nuocere al bambino nonostante siano consapevoli di non volerlo fare. Queste ossessioni possono talune volte accompagnarsi a rituali compulsivi di controllo e pulizia rispetto alla propria casa, in modo da non farlo ammalare o ferire che si possono manifestare in modo ripetitivo per un periodo di lunga durata. Le probabilità di sviluppare un DOC post partum aumentano se la donna ha precedenti personali o familiari di disturbo ossessivo compulsivo nella sua vita. Il disturbo si può tenere sotto controllo attraverso la psicoterapia cognitivo-comportamentale e, nella condizione non successiva al parto, con la farmacoterapia nei casi più gravi.

Infine, il baby blues è una patologia legata alle variazioni ormonali appena conseguenti al parto che nel giro di pochi giorni tende a diminuire fino a scomparire, motivo per il quale non è considerato un vero e proprio disturbo. A causa della sua componente fisiologica colpisce la maggior parte delle madri nel periodo che va dalla prima settimana dopo il parto fino alle tre settimane successive. È caratterizzata da tristezza, umore labile con sbalzi e crisi di pianto, sensazione di dipendenza, ansia e mancanza di concentrazione. Oltre ai cambiamenti ormonali ci sono altri fattori che lo causano come le complicanze fisiche post partum (per esempio la mancanza di autonomia dovute al taglio cesareo o all’episiotomia), lo stress psico-fisico dovuto al travaglio e al parto, i contrasti con i familiari o lo stress dovuto al carico di nuove responsabilità. Un modo per sostenere queste nuove difficoltà è dato dalla comunicazione e dalla pianificazione e divisione dei nuovi compiti con il compagno e i familiari.

A differenza di questi disturbi la depressione post partum è meno frequente (colpendo circa il 10% delle madri), ha un esordio graduale ma può durare per un periodo più prolungato (da circa il terzo mese fino a un anno dopo il parto). Qualora non venga curata la depressione post partum tende a diventare cronica, impedendo alla neomamma di sviluppare una corretta e sana sintonia con il proprio figlio aumentando la possibilità di nuove complicanze e disagio al quadro depressivo. Gli episodi differiscono per intensità, partendo da un quadro depressivo minore fino a episodi depressivi maggiori; nel caso della depressione minore però non essendo evidente il malfunzionamento comportamentale della neomamma e i vissuti emotivi di tipo depressivo, dovuti a conflitti con familiari e altre figure di riferimento, spesso il disturbo non viene diagnosticato.

Segni e sintomi del Depressione post partum

I sintomi della DPP sono:

  • Disturbi del sonno
  • Tristezza, abbattimento, sentirsi “giù” per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno
  • Perdita di energia, facile stanchezza
  • Senso di valere poco, di essere una fallita, di essere inutile o senso di vuoto
  • Senso di colpa eccessivo, convinzione di essere indegna
  • Disinteresse emotivo nei confronti del bambino
  • Cambiamenti nell’appetito
  • Difficoltà a concentrarsi a lungo nelle cose che si fanno o di prendere decisioni, anche piccole
  • Incapacità di pensare lucidamente
  • Non riuscire a concentrarsi nelle cose quotidiane, che hanno a che fare con l’interazione madre-bambino (riconoscimento dei bisogni reciproci, sintonizzazione emotiva, le semplici cure parentali)
  • Preoccupazione costante nei confronti del bambino (anche in assenza di problemi oggettivi)
  • Perdita di interesse e di piacere nei confronti di attività che prima di solito piacevano
  • Agitazione, irrequietezza o invece rallentamento
  • Pensieri negativi ricorrenti, anche idee come “non vale la pena vivere”
  • Timore di rimanere sole e di poter fare del male al bambino o a se stesse
  • Sensazione di essere madri e mogli incapaci.

Se questi sintomi perdurano per almeno due settimane e se lo stato depressivo influisce negativamente e in maniera persistente sulle attività quotidiane delle persone che ne soffrono allora è opportuno e necessario rivolgersi e parlare della situazione con uno specialista o con il medico di base.

Cause e fattori di rischio che scatenano la DPP

Le cause che portano all’insorgenza della depressione post partum sono triplice entità:

  • genetica
  • biologica
  • psico-sociale

La causa genetica che può aumentare le probabilità di due o tre volte di sviluppare la DPP è l’insorgenza ad un parente di primo grado di un disturbo depressivo maggiore.

Le cause di tipo biologico comprendono i cambiamenti nella regolazione dei neurotrasmettitori della noradrenalina e della serotonina, sostanze chimiche che consentono e controllano il passaggio degli impulsi nervosi nel cervello. La diminuzione di questi neurotrasmettitori comportano una disfunzione dell’iniziativa e delle capacità nelle attività quotidiane, come lavarsi e uscire di casa, e dei ritmi del sonno, delle interazioni con le altre persone e l’aumento delle ossessioni persistenti ed erronee riguardo alla propria presunta incapacità.

Infine, le cause psico-sociali che possono portare all’insorgenza della depressione post partum sono maggiori nelle persone che manifestano la tendenza al pessimismo, alla scarsa stima di sé e sono persone poco fiduciose e tese. Gli episodi depressivi possono dipendere ed essere favoriti da eventi gravi che vengono vissuti come insuperabili, come la perdita di una persona cara o un fallimento lavorativo.

Le serie di vissuti ed eventi gravi che sono stati individuati come i più frequenti per l’insorgenza della depressione post partum si possono riassumere nei seguenti fattori di rischio:

  • Storia di sindrome premestruale o disturbo disforico premestruale
  • Episodi di ansia o depressione durante la gravidanza
  • Isolamento sociale o condizioni socioeconomiche sfavorevoli
  • Storia personale o familiare di depressione
  • Precedenti episodi di depressione post partum
  • Disturbi della funzionalità tiroidea
  • Conflitti coniugali
  • Eventi traumatici nell’ultimo anno (lutti)

Può succedere però che i sintomi della depressione post partum insorga senza che vi siano stati dei fattori scatenanti o degli eventi particolari.

Trattamento e prevenzione della DPP

La forma principale di trattamento per la depressione post partum è la psicoterapia; tuttavia, in gran parte dei casi questa deve essere integrata con la farmacoterapia. Infatti, il trattamento farmacologico è necessario per tutte le forme del disturbo che hanno dei sintomi notevolmente gravi e persistenti.
Sulla base di uno studio relativo ai fattori di rischio sono stati strutturati degli interventi preventivi molto efficaci nella limitazione e prevenzione dell’impatto della depressione post partum. A seconda dei casi sono possibili interventi psicoterapici individuali o di gruppo, counseling individuale o di coppia e interventi psicoterapici e farmacologici integrati.
È stato individuato un intervento psicologico di gruppo, randomizzato da Milgrom, Martin e collaboratori all’Infant Clinic of the Parent-Infant Research Institute, Austin & Repatriation Medical Centre di Melbourne in Australia, risultato molto positivo relativamente alla promozione e della consapevolezza dei comportamenti positivi di rispetto della salute della persona (empowerment) e alla promozione dello sviluppo del comportamento positivo utili soprattutto negli interventi individuali piuttosto che in quelli di gruppo. Questo trattamento è di tipo psicologico e le stesse neomamme riferiscono di preferire questo tipo di trattamento a quello farmacologico.

Alcuni consigli che possono dimostrarsi utili a costruire una maternità serena sono:

  • Cerca qualcuno con cui parlare di come ti senti, per esempio confrontati con altre mamme perché ti aiuterà a capire che non sei la sola a sperimentare certi sentimenti e a comprendere che la situazione può essere vista da prospettive differenti
  • Cerca di riposare il più possibile, cercando di dormire quando lo fa il bambino
  • Cerca di coinvolgere e incoraggiare il papà nella cura del bambino
  • Non sentirti in colpa o provare vergogna se ti senti sola, stanca, frustrata, lascia il bambino a qualcuno di cui ti fidi e prenditi del tempo per te stessa
  • Prenditi del tempo per stare con il tuo partner, non concentrandoti ossessivamente sul bambino; prima di avere un figlio eravate una coppia ed è importante che continuate ad esserlo
  • Lascia che amici e parenti ti diano una mano nella gestione della casa e del neonato, essere una mamma è un lavoro a tempo pieno e chiedere aiuto non ti rende incapace
  • Riduci le tue aspettative nei confronti delle pulizie di casa. Dedicare il tempo libero che ti rimane per attività per te stessa e più piacevoli, come una chiacchierata con un’amica, un bagno caldo, una passeggiata.
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