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I disturbi alimentari: fattori di rischio e di mantenimento

Le cause che possono portare all’insorgenza dei disturbi alimentari è attribuibile a diversi fattori, come i fattori predisponenti (o di vulnerabilità) ovvero quelli che creano un “terreno fertile” per lo scatenamento del disordine, o come i fattori scatenanti ovvero quelli che promuovono che producono un cambiamento tale da creare le condizioni di comparsa di fattori perpetranti, che danno origine al circolo vizioso che permette lo sviluppo e il mantenimento della malattia.
Di seguito verranno spiegati queste tre tipologie di fattori nello specifico.

I fattori predisponenti

I fattori predisponenti o di vulnerabilità sono proprie dell’individuo poiché si caratterizzano per requisiti individuali, familiari e socio-culturali.

Per quanto riguarda i fattori individuali prima di tutto un indicatore è il genere in quanto circa il 90% dei soggetti che sviluppano disturbi alimentari sono di sesso femminile; inoltre, un altro indicatore importante è l’età poiché la maggior parte dei casi si sviluppa nella fase dell’adolescenza. Tra le caratteristiche individuali che sembrano essere rilevanti per la nascita dei disturbi alimentari sono presenti alcuni tratti di personalità, come quella ossessiva, il perfezionismo patologico e una bassa autostima. L’autostima, per esempio, nella nostra società sembra essere in gran parte dipendente da come ci percepiscono gli altri, in particolare da quanto risultiamo attraenti per il sesso opposto, quindi in questo caso il peso corporeo sembra giocare un ruolo rilevante nella sua determinazione.

Per quanto riguarda le caratteristiche familiari, nonostante non ci sia una famiglia “tipo” che promuova l’insorgenza dei disturbi alimentari, alcune ricerche hanno riscontrato che alcuni elementi potrebbero favorire l’insorgenza di questa tipologia di disturbi. Questi elementi sono: l’ostilità, l’invadenza, l’eccessivo controllo, la negazione dei bisogni emotivi e l’esagerata preoccupazione delle figure genitoriali. Alcune ricerche hanno mostrato l’esistenza di influenza familiare biologico/ereditaria nell’insorgenza dei disturbi alimentari. In particolare, il rischio di sviluppare Bulimia nervosa o Anoressia nervosa aumenta nei parenti stretti di un soggetto che ne soffre rispetto alla popolazione in generale. Inoltre, l’influenza familiare si può caratterizzare per un fattore ambientale poiché vivere con un parente che mette in atto comportamenti alimentari disfunzionali può favorire lo sviluppo di atteggiamenti disfunzionali analoghi anche nei fratelli o nei figli.
Infine, i fattori predisponenti presentano anche caratteristiche socio-culturali, ovvero dipendenti dall’etnia. Da differenti studi sperimentali è risultato che i disturbi alimentari sono più diffuse nelle popolazioni occidentali, come le popolazioni caucasiche e latine, in cui è presente una pressione sociale orientata alla magrezza; invece, nelle popolazioni asiatiche e afro-americane c’è una minore incidenza di Anoressia nervosa e Bulimia nervosa poiché rappresentano culture in cui è diffuso e accettato un’ideale corporeo più formoso. Inoltre, un ruolo molto importante, soprattutto nelle culture occidentali, è rivestito dai mass media, considerati tra i maggiori canali di influenza nella trasmissione di pressione sociale a causa della trasmissione di uno stereotipo di magrezza come indicatore di bellezza e sinonimo di successo. L’insorgenza dei disturbi alimentari non è direttamente collegata alla fruizione dei mass media, quanto piuttosto alla concomitanza di alcuni meccanismi sottili che rendono i soggetti più vulnerabili alla interiorizzazione degli standard di bellezza irrealistici che vengono trasmessi dai mezzi di comunicazione di massa. Le ragazze che subiscono questa pressione mediatica utilizzano mass media e social network per verificare il proprio livello di adeguatezza fisica e sociale, influenzare la rappresentazione mentale del corpo e in particolare sono portate ad adeguarsi ai comportamenti alimentari necessari per raggiungere queste immagini corporee ideali. Nelle persone più vulnerabile può verificarsi un’introiezione dei disvalori mediatici, che finiscono quindi per diventare i principi guida della loro esistenza. Un altro fattore socio-culturale che sembra poter influenzare lo sviluppo dei disturbi alimentari è il gruppo di pari, dal quale potrebbero imparare l’importanza di apparire in un determinato modo, di essere magri e di mettere in atto comportamenti che possano aiutarli a raggiungere questo e altri scopi.

I fattori perpetranti

Insieme ai principali fattori predisponenti o di vulnerabilità, che sono stati spiegati nel paragrafo precedente, ci sono anche molteplici eventi (fattori perpetranti) che possono contribuire a scatenare un disturbo alimentare quando è presente una predisposizione di base del soggetto. Alcuni di questi eventi possono essere forti fattori scatenanti, come:

  • Intraprendere particolari diete;
  • Affrontare eventi di vita stressanti, tra i quali storie di abuso e traumi come la distacco familiare, la rottura di un rapporto amoroso o amicale, un lutto o la perdita della sua integrità;
  • Affrontare i cambiamenti fisici dovuti alla pubertà.

La pubertà è minacciosa in particolare per le ragazze poiché i mutamenti femminili sono molti e più complessi (come la comparsa del menarca, l’aumento ponderale e le trasformazioni morfologiche) da elaborare mentalmente rispetto a quelli maschili. Le ragazze soprattutto, ma anche i ragazzi, durante i cambiamenti puberali possono sentire di perdere il controllo su di sé e affrontare con difficoltà anche la percezione di come viene vista dagli altri.

I fattori di mantenimento

Come abbiamo visto in precedenza, sono molteplici i canali di influenza e i fattori interni ed esterni che possono portare all’insorgenza dei disturbi alimentari. Quando il disturbo alimentare si scatena nel tempo, attraverso emozioni negative (come l’ostilità, l’ansia, la tristezza, la paura e la vergogna), agisce con una vera e propria forma di controllo dei disturbi emotivi ed affettivi tramite la gestione e l’ingestione del cibo che portano il soggetto a perpetrare la sua condotta compensativa messa in atto attraverso l’alimentazione.

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