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Il tempo non guarisce tutte le ferite. Il tempo può congelare il ricordo in memoria, generando reazioni automatiche, che creano sofferenza e disagio. Questi ricordi rimangono in noi, sono le  ferite dell’anima. Solo l’elaborazione di tali ricordi traumatici ci aiuta a trovare sollievo e a liberarci dal passato, nonché a volgerci al futuro con fiducia e benessere, ma tale elaborazione a volte è bloccata ed il passato è come se fosse sempre presente.

Ognuno di noi memorizza gli eventi e le situazioni che vive sotto forma di ricordi all’interno di reti neuronali perchè possiamo capire cosa  e chi ci  circonda e cosa possiamo fare al riguardo. I ricordi rappresentano una mappa che ci guida nel dare un senso a ciò che ci accade e nell’interpretare le relazioni con gli altri.

Le nostre esperienze di vita sono infatti  influenzate dal modo in cui interpretiamo chi siamo noi, chi sono gli altri e come funziona il mondo. Tali  esperienze sono immagazzinate in memoria sotto forma di ricordi, in comunicazione tra loro, attraverso reti neurali, che costituiscono la base delle nostre percezioni, quindi delle nostre interpretazioni, nonché dei nostri comportamenti.

Ci sono però delle situazioni che per la loro intensità o perchè ripetute per lunghi periodi di tempo non riescono ad essere immagazzinate ed elaborate normalmente della memoria, perchè la loro forza è tale da mandare in tilt la naturale capacità di elaborazione del cervello.

Queste informazioni saranno immagazzinate nel cervello, ma non potranno essere elaborate e la conseguenza sarà il sentire  vivo nel presente quel ricordo che è accaduto anche molto tempo prima, come se fosse appena successo.

La mancata elaborazione produce la sensazione di sentirsi bloccato nello scorrere della vita, producendo una sofferenza che può ripresentarsi di fronte ad eventi che hanno un effetto riattivante e generando sintomi e psicopatologie.

La mancata elaborazione di tali eventi dolorosi inoltre  induce alla formazione di un senso di vulnerabilità e mancanza di sicurezza insieme a pensieri negativi su di sé e ad emozioni difficili da gestire in modo efficace.

Gli eventi dolorosi possono essere situazioni che mettono a rischio l’integrità fisica di una persona (aggressioni, minacce, violenze), ma anche perdite e separazioni.

Esistono poi altri traumi meno evidenti ad uno sguardo a prima vista, ma comunque altamente invalidanti e capaci di influenzare il benessere psicofisico di una persona.

Tali traumi sono situazioni dolorose a cui si è stati ripetutamente esposti durante l’infanzia (maltrattamenti, trascuratezze, malattie fisiche o psichiatriche dei genitori, lutti, lontananza dalla famiglia, abusi…).

Queste esperienze infantili contribuiscono a creare alcuni pensieri negativi ricorrenti su di sé che influenzano le relazioni attuali e il modo con cui la persona si pone rispetto agli eventi della vita.

Cosa fare di fronte a tali situazioni?

Esiste una tecnica chiamata EMDR (Eyes Mmovement Desintization Reprocessing) capace di rimettere in moto l’elaborazione bloccata, permettendo al ricordo di essere immagazzinato in memoria senza più sentire la sua parte attiva ovvero tutti quei sintomi fisici e psicologici (ansia, agitazione, intorpidimento, disturbi del sonno, somatizzazioni, rabbia, tristezza, depressione…) che fan vivere il passato nel presente.

L’EMDR attraverso la stimolazione oculare o altri movimenti specifici permette di collegare la rete neuronale bloccate con le altre reti del cervello, permettendo la desensibilizzazione del ricordo doloroso, il quale potrà essere pensato come un evento negativo della propria vita che appartiene al passato e che è finito.

L’efficacia dell‘EMDR è stata dimostrata in tutti i tipi di trauma, sia per il Disturbo Post Traumatico da Stress che per i traumi di minore entità. Nel 1995 il Dipartimento di Psicologia Clinica dell’American Psychological Association (APA) ha condotto una ricerca per definire il grado di efficacia di questo metodo terapeutico  dimostrando che  l’EMDR è  efficace nel trattamento del Disturbo da Stress Post Traumatico e  ha addirittura l’indice di efficacia più alto per questa categoria diagnostica.

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