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La Mindfulness nasce come pratica per la riduzione dello stress alla fine degli anni settanta grazie a Kabat-Zinn.
Negli anni numerose ricerche ne dimostrano l’efficacia e per questo il protocollo è stato riadattato per una moltitudine di difficoltà e target: per i bambini, per la prevenzione dell’abuso di sostanze, per le donne in gravidanza a rischio depressivo, per l’ipocondria, per la Sindrome da Affaticamento Cronico, per l’insonnia, la Fobia Sociale, il Disturbo d’Ansia Generalizzato, il Disturbo da Attacchi di Panico e per pazienti oncologici.

Più in generale le evidenze affermano che vi è un decremento delle emozioni negative a favore di una crescita di quelle positive.
Aiuta a definire i propri scopi di vita e incrementa la regolazione adattiva della paura e dell’ansia indotte a livello sperimentale. Al di là dei protocolli basati sulla Mindfulness, la consapevolezza ha dei benefici sulla salute psicologica in generale. Essa è teoricamente e empiricamente associata al benessere, i suoi elementi fondanti come l’accettazione non giudicante, l’attenzione all’esperienza momento per momento, sono considerati antidoti potenti sull’effetto di alcuni meccanismi stressogeni della mente come ruminazione, ansia, preoccupazione, paura e rabbia; talvolta molti di tali meccanismi portano a delle tendenze da evitare come la soppressione o l’iper coinvolgimento con emozioni e pensieri stressanti.

I tratti di una mente Mindful sono associati con alti livelli di soddisfazione della vita, piacevolezza, coscienziosità, vitalità, autostima, empatia, senso di autonomia, competenze e ottimismo.
Gli studi hanno anche dimostrato una correlazione negativa con la depressione, il nevroticismo, le distrazioni, le dissociazioni, il rimuginio, le difficoltà nella regolazione delle emozioni.

La pratica della consapevolezza addestra a stare con l’esperienza interna ed esterna del momento senza cercare di modificarla in alcun modo. Questo permette alle persona di vivere pienamente e consapevolmente, di osservare quello che sta accadendo, di conoscerlo e comporta quindi una visione più chiara del momento presente.
Inoltre un impegno giornaliero nell’esercizio alla consapevolezza porta a una maggiore conoscenza di se stesso, da una parte delle proprie intenzioni, dei propri desideri e scopi e dei propri valori personali, e dall’altra a una maggiore conoscenza del funzionamento della propria mente riducendo gli automatismi, e dunque le strategie disfunzionali di soluzione, privilegiando una risposta più ponderata e consapevole dei propri scopi e possibilità e dei propri stati mentali (contenuti e qualità).
La capacità di fermare la reazione automatica e di farsi una visione più chiara del presente insieme alla conoscenza accettante di sé e del proprio progetto esistenziale, permette una gestione del momento più efficace e funzionale del proprio benessere.

L’addestramento alla mindfulness comincia con l’allenamento alla concentrazione per arrivare infine alla padronanza della consapevolezza.
Attraverso la meditazione sul respiro si allena la concentrazione dove alla comparsa di una distrazione, se ne prende nota e si riporta l’attenzione al respiro. Questa semplice attività, se fatta in modo non giudicante e con gentilezza verso se stessi, porterà all’esperienza di un nuovo modo di vivere il momento presente.

Il punto forte della mindfulness: permettere ai pazienti di imparare a relazionarsi in modo diverso con i propri pensieri, non facendosi “agganciare”, “intrappolare” e “guidare automaticamente” dai propri pensieri. Dal punto di vista della mindfulness non ci sono pensieri migliori o peggiori, sono solo pensieri che sono vissuti per quello che sono, cioè stati della mente transitori con cui si può avere una relazione più accettante e decentrata. La meditazione di consapevolezza consiste nell’imparare un atteggiamento di apertura verso tutto ciò che accade e si presenta alla mente, cercando nel contempo di esercitare una sorta di distacco (Dalai Lama & Goleman, 2009).

Lo sviluppo della consapevolezza permette di privilegiare sempre più spesso l’uso della risposta ponderata e funzionale, rispetto a quella impulsiva e dannosa.
La vera sfida però, non è quella di chiudersi in un tempio a meditare, ma estendere la consapevolezza alla vita quotidiana.

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